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Trump, la sentenza del Colorado potrebbe riportarlo alla Casa Bianca

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«Despite the constant negative pressure»(nonostante la negativa costante pressione). La vecchia frase di Trump che aveva scombussolato gli americani qualche anno fa, sembra sintetizzare alla perfezione un presentimento tutt’altro che bizzarro: la sentenza della Corte Suprema del Colorado, che ha decretato l’ineleggibilità del tycoon nello Stato per il ruolo avuto nell’insurrezione del 6 gennaio, potrebbe contribuire a riportare Old Donald alla Casa Bianca. I suoi sostenitori gridano al complotto e abbracciano con ancora più tenacia il messaggio anti-sistema dell’ex presidente, per cui i procedimenti penali vengono usati dalle opposizioni come arma per impedire il ritorno al potere del «salvatore della patria». Uno scenario simile al 2017, quando la candidatura di Trump era stata osteggiata da molti opinionisti e quotidiani statunitensi generando quell’effetto boomerang già sperimentato con la Brexit.

Entropia politica

Frasi sessiste e razziste, negazionismo ottuso su clima e vaccini, allusioni a sistemi di potere invisibili e friabili che castrano il destino dei «patrioti», i documenti nascosti a Mar-a-Lago, le interferenze nelle elezioni in Georgia, tutto perdonato, quindi, in nome di un disegno più ampio e nobile: la rappresentanza del dissenso. «Nonostante la pressione negativa», appunto, l’ultima sentenza del Colorando non chiude le porte a Trump, bensì pone nuove e gravi sfide alla democrazia americana che si avvia verso un tumultuoso anno elettorale con l’immagine di uno dei contendenti che abbraccia e fomenta il caos politico. Anche l’ex governatore del New Jersey, Chris Christie, il maggior esponente repubblicano anti-Trump e candidato alla presidenza, è stato critico nei confronti della decisione della Corte Suprema. «Non credo che sia un bene per il nostro Paese se un tribunale gli impedisce di votare», ha detto ai suoi elettori.

La sentenza(ricorribile)

La sentenza avrà come effetto di portare dritto alla Corte i guai giudiziari dell’ex presidente. E lo farà anche subito dal momento che i sommi giudici del Colorado hanno sospeso l’applicazione del decreto – che di fatto esclude Trump dalle primarie repubblicane del 5 marzo – fino al 4 gennaio, appunto per permetterne il ricorso. Con una maggioranza nettamente conservatrice di 6 a tre, e tre giudici nominati dal tycoon, la Corte dovrà prima dell’inizio della corsa delle primarie valutare se è applicabile al candidato alla presidenza la sezione 3 del 14esimo emendamento, ratificato nel 1868 per assicurare i diritti civili degli schiavi liberati. La specifica sezione era stata articolata per impedire agli ex ufficiali confederati di ritornare al Congresso, decretando l’ineleggibilità di un funzionario pubblico e militare che ha partecipato ad un’insurrezione. «I pericolo di un ritorno di Trump ad un incarico pubblico è esattamente quello previsto dagli estensori della sezione 3», ha dichiarato Ron Fein, direttore di Free Speech for People, una delle organizzazioni che hanno presentato in diversi stati americani ricorsi per buttare fuori Trump dalla scheda elettorale.

Le prove di Golpe(tentato)

Finora altre corti di livello inferiore, in Colorado ed altri stati, non avevano ritenuto applicabile al presidente questa sezione, ma ora con una decisione a maggioranza – 4 a 3 – la Corte Suprema dello Stato, che ha sei giudici di nomina democratica, ha accolto il ricorso sull’ineleggibilità di Trump. «Abbiamo concluso che le prove, una grande parte delle quale non contestate, hanno stabilito che il presidente Trump ha partecipato ad un’insurrezione», si legge nella sentenza che, assicurano i giudici, non è stata raggiunta «a cuor leggero: abbiamo presente la magnitudine e il peso delle questioni davanti a noi, siamo anche attenti al dovere solenne di applicare la legge, senza timori o favoritismi, e senza essere influenzati dalle reazioni pubbliche alle decisioni che la legge ci impone di prendere». Una decisione che potrebbe influenzare altri stati dove sono attese le decisioni della Corte Suprema, come il Minnesota e il Michigan. Ma soprattutto portare ad un pronunciamento della Corte Suprema che John Elwood, un avvocato costituzionalista di Washington, considera una sentenza «unica in una generazione», forse la più importante dall’era del Watergate, ha detto a Nbc news.

Le conseguenze della Corte

L’aspettativa maggiore è che la Corte a maggioranza repubblicana rovescerà la sentenza del Colorado o per l meno la sospenderà. Ma esperti giuristi sottolineano come alcuni suoi membri di fede repubblicana, che appartengono alla scuola originalista, cioè legata all’interpretazione letterale della carta costituzionale, si potrebbero trovare davanti ad un «dilemma». «Così se la Corte dovesse applicare semplicemente la legge, allora la semplice lettura della norma richiederebbe la conferma della decisione del Colorado – ha detto Ian Bassin, direttore di Protected Democracy, parlando con Politico – ma naturalmente la Corte non esiste nel vuoto, risponde alla politica e la realtà politica è che Donald Trumo ha costruito un enorme seguito elettorale». Parole che indicano quale sia il terremoto politico, e della risposta nel Paese, che potrebbe arrivare da una conferma da parte della Corte Suprema della decisione del Colorado, conferma che avrebbe quindi un valore nazionale dell’ineleggibilità di Trump. Non a caso tutti i rivali di Trump nelle primarie hanno velocemente condannato la decisione della Corte del Colorado. «Lo batterò sul campo non abbiamo bisogno che i giudici prendano queste decisioni, le prenderanno gli elettori», ha dichiarato Nikki Haley.

Sondaggio e crisi di Joe Biden

Un sondaggio pubblicato dal Wall Street Journal ha segnato per la prima volta il sorpasso di  Trump su Biden. I consensi per il presidente in carica sono infatti al minimo da quando è iniziato il suo mandato, e in caso di una corsa a due nelle elezioni del 2024, Trump risulta in vantaggio di 4 punti percentuali (47% rispetto al 43% di Biden). Qualora dovessero esserci anche altri candidati indipendenti, la forbice si allargherebbe al 6%. Solo il 37% approva l’attività di Biden come presidente, il livello più basso nei sondaggi del Journal durante la sua presidenza, mentre il 61% vede la sua immagine complessiva in una luce sfavorevole, una percentuale record. Meno del 30% degli intervistati ha un parere positivo sulla “Bidenomics“, la politica economica promossa in questi anni dal Presidente. Inoltre, solo il 23% degli elettori ritiene che le politiche di Biden abbiano migliorato le loro vite, e il 53% sostiene di esserne stato danneggiato. Al contrario, circa la metà degli elettori afferma che le politiche di Trump quando era presidente li hanno aiutati personalmente, ed è il 37% ad affermare invece di esserne stato danneggiato.

Lo scontro con gli antagonisti

«La sinistra invoca la democrazia per giustificare il suo uso del potere anche se questo significa abusare di potere giudiziario per rimuovere un candidato dalla scheda», le ha fatto eco Ron DeSantis. Lo stesso Chris Christie, grande critico di Trump, ha difeso l’ex presidente affermando che «non si dovrebbe impedirgli di essere presidente con i tribunali, ma con i voti degli elettori». Il più drastico di tutti è Vivek Ramaswamy che per protesta, e solidarietà con Trump, afferma di volersi ritirare dalle primarie del Colorado e esorta anche gli altri candidati repubblicani a farlo. «Se non lo fanno sosteranno questa manovra illegale che avrà conseguenze disastrose per il Paese», ha detto il miliardario candidato alla Casa Bianca. «Despite the constant negative pressure». E si apre ufficialmente lo scontro. 

Dopo tutto, “That’s America”(Questa è l’America).

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