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Femminicidio a Riese San Pio X, nel Trevigiano

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Arrestato l’uomo che ha ucciso Vanessa. Il pm: “Denunciato per stalking, il caso non sembrò urgente”.

Vanessa Ballan, incinta di pochi mesi, è stata accoltellata in casa. Il sospetto arrestato, il 41enne kosovaro Bujar Fandaj, era stato denunciato per stalking a ottobre. A dare l’allarme il marito della donna al rientro dal lavoro

Èstata uccisa con sette coltellate inferte probabilmente con un coltello da cucina, Vanessa Ballan, la 26enne trovata dal marito senza vita, ieri 19 dicembre, all’interno della villetta bifamiliare nella quale vivevano con il figlio di 4 anni. L’omicida ha preso a martellate la porta d’ingresso ed è entrato nell’abitazione sorprendo la donna. Per la morte della ragazza è stato incriminato Bujar Fandaj, 41 anni di origini kosovare, già denunciato lo scorso mese per stalking.

La ricostruzione del delitto grazie ai messaggi Whatsapp

La morte di Vanessa Ballan sarebbe avvenuta tra le 11.21 e le11.47 di ieri. L’arco temporale si evince, secondo quanto ha riferito alla stampa dal procuratore, dal traffico di messaggi whatsapp tra la vittima e il marito, Nicola Scapinello il cui secondo messaggio risulta non ricevuto né letto. 

Alle 12.00 di ieri, 19 dicembre, Scapinello era arrivato a casa e aveva trovato Vanessa già morta, riversa a terra. Per recarsi all’abitazione della donna risulta che Bujar abbia utilizzato una bicicletta con cui ha portato con sé un borsone in cui aveva riposto il martello usato per sfondare la porta a vetri di accesso all’abitazione. 

Nella casa dell’omicida sarebbero stati trovati coltelli simili a quello utilizzato per colpire la donna. Già una prima volta, secondo quanto si è appreso, Bujar, incensurato, aveva tentato di accedere alla casa, scavalcando la recinzione, poche settimane fa.

L’inchiesta è coordinata dal pubblico ministero Michele Permunian. L’autopsia sul corpo della vittima, madre di un bambino di quattro anni e incinta del secondo, sarà condotta dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli.

Bujar Fandaj, 41enne di origine kosovare, è stato fermato nella tarda serata di ieri. Su lui grava l’accusa di aver ucciso in casa la 26enne, nella frazione di Spineda di Riese Pio X, in provincia di Treviso. La vittima è stata picchiata al volto e poi colpita con almeno sette coltellate al torace. L’uomo non ha risposto alle domande degli inquirenti ed è stato portato in carcere.

Fandaj è stato trovato dai Carabinieri a poca distanza dalla sua abitazione di Altivole, sempre in provincia di Treviso. Da ieri è in caserma sotto custodia dei militari dell’Arma.

Sul posto sono accorsi il sostituto procuratore di Treviso, Michele Permunian, e il medico legale, Antonello Cirnelli, che hanno ultimato gli accertamenti. Sulle mani della donna erano presenti lesioni da difesa, a conferma di come la vittima abbia provato a salvarsi dalla furia dell’omicida.

L’allarme è stato dato poco dopo le 14 da un vicino di casa, che ha avvertito il 118, arrivato sul posto assieme ai Carabinieri. A scoprire il cadavere il marito della donna, Nicola Scapinello, che è stato condotto in caserma e ascoltato a lungo: ha trovato il corpo della giovane al rientro dal lavoro, era in stato di choc ma è riuscito a fornire elementi utili agli investigatori.

Bujar Fandaj avrebbe cercato di depistare gli investigatori. Il 41enne, ha spiegato Martani, “è stato rintracciato a casa sua e si stava preparando verosimilmente per fuggire perché si era fatto la doccia e si stava cambiando gli abiti” ma “nel pomeriggio aveva fatto una telefonata al 112” nella quale “aveva, in maniera neanche tanto indiretta, ammesso di aver compiuto l’omicidio e aveva detto che si sarebbe costituito il giorno dopo ai carabinieri di Riese”. In realtà per il procuratore capo di Treviso “c’è motivo di ritenere che sia stato un tentativo di depistaggio e di guadagnare tempo”. “Personalmente non ritengo che, se non lo avessimo fermato, oggi sarebbe venuto a costituirsi”, ha aggiunto.

Rischia l’ergastolo Bujar Fandaj, il cittadino kosovaro arrestato, lo ha sottolineato il procuratore capo di Treviso, Marco Martani, parlando con i giornalisti durante un punto stampa. Nei suoi confronti la Procura ipotizza i reati di omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione, dai pregressi rapporti affettivi, dall’aver ucciso una donna incinta e al termine di atti di persecuzione. “Restando fermi questi elementi – ha aggiunto – la pena è l’ergastolo e viene precluso il ricorso al rito abbreviato”.

L’uomo quando si è avvicinato alla villetta dove viveva la vittima, “aveva con sé un borsone che conteneva un martello, due coltelli e altri attrezzi da scasso”, ha continuato il procuratore. Tra gli attrezzi da scasso anche “un coltello simile a quello ritrovato in cucina”, ritenuto l’arma del delitto.

Il martello, secondo quanto ricostruito, è stato utilizzato per sfondare la porta a vetro della villetta dove Ballan, incinta del secondo figlio, viveva con il suo marito. La vittima “ha cercato di parare i colpi perché aveva ferite alle mani, ha cercato di ripararsi”. Riguardo alle “sette coltellate”, ha continuato, “più di una era mortale”.

“Ci sono elementi per valutare la premeditazione” visto che Bujar Fandaj “si è avvicinato” alla villetta “con la bicicletta, e non con la sua automobile, probabilmente per non farsi riconoscere”.

Dopo la denuncia per stalking il caso non sembrò urgente”

Il sospetto assassino, come raccontato dal marito della vittima, era stato denunciato dalla ragazza per stalking appena nell’ottobre scorso. Da quella denuncia erano partiti accertamenti dell’autorità giudiziaria, evidentemente senza risultati pratici. Fandaj era un cliente del supermercato, l’Eurospin, nel quale Vanessa Ballan aveva lavorato fino a qualche tempo fa – prima di andare in maternità, perché in attesa del secondo figlio.

Il procuratore capo, facendo riferimento alla denuncia, ha chiarito che nel telefono di Vanessa i messaggi pericolosi erano stati regolarmente cancellati, probabilmente per evitare che il compagno potesse prenderne visione. “L’unica misura che avrebbe potuto impedire l’aggressione sarebbe stata la custodia cautelare in carcere, un provvedimento per sostenere il quale non vi erano oggettivamente elementi sufficienti”.

“C’erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento” da parte di Bujar Fandaj nei confronti di Vanessa Ballan, ha affermato il procuratore. “Dopo una perquisizione eseguita nella sua abitazione dopo la querela, da parte di Fandaj non c’erano più stati episodi di molestie, di avvicinamenti o minacce”, ha aggiunto. “La valutazione fatta – ha concluso Martani – era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata”.

La coppia ha un bambino di 4 anni, fortunatamente all’asilo al momento del delitto. 

La famiglia risiedeva da anni nella frazione di Riese, piccolo quartiere residenziale con case bifamiliari. Con il marito, Nicola Scapinello, si erano trasferiti da Castelfranco Veneto, località di cui sono entrambi originari.

La caccia al killer è iniziata subito in tutta la zona circostante, anche con l’ausilio di un elicottero dei carabinieri arrivato da Bolzano. Le indagini ora dovranno concentrarsi per ricostruire il movente e l’esatta dinamica di quanto accaduto.

C’è da chiedersi come, in seguito a denuncia per stalking, le autorità non abbiano provveduto in tal senso. A mio piccolo stupido giudizio sono da ritenersi responsabili, soprattutto dopo il caso Cecchettin. Quante donne ancora dovranno essere minacciate, perseguitate dai loro aguzzini e infine uccise ?

Quante ancora?

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