“Cambiare la legge perché quella attuale è ipocrita, e invece servono pene più severe, con l’aggravante. Sennò tutto è inutile. Nel caso della morte di Luana, i proprietari dell’azienda hanno patteggiato per omicidio senza dolo. E il dolo, che fine ha fatto? La proprietaria Luana Coppini ha avuto 2 anni, il marito un anno e 6 mesi, con la condizionale. E una multa di 10mila e 300 euro. L’ azienda ha subito ripreso a funzionare, Luana è morta il 3, le macchine sono state riaccese il 5″. Così in un’intervista al quotidiano La Repubblica Emma Marrazzo, madre di Luana D’Orazio, che il 3 maggio di tre anni fa all’età di 22 anni morì risucchiata in un orditoio a Montemurlo, provincia di Prato. La donna oggi è a Roma per consegnare una petizione al presidente del Senato, lei è la prima firmataria. Marrazzo continua: “Ai padroni non importa nulla dei morti, in loro non esiste una vera cultura del lavoro. Nel caso di Luana, sarebbe bastato lasciare attiva la fotocellula, ma non è andata così. E per ben 2 anni ha rischiato di finire dentro alla macchina, e infine c’è finita. E io mi devo sentir dire ‘ma come è possibile che sia finita nel rullo…’, come se fosse colpa sua”, osserva la donna.
“Il presidente Mattarella, quando mi ha chiamato il 16 novembre, mi ha detto: ‘Le leggi ci sono, bisogna applicarle’. Per me è stata una carezza al cuore. Però, io non posso dimenticare Luana, che non ho più. Al processo, ho voluto guardare le foto delle perizie. Tutte, le ho guardate. – ricorda Emma Marrazzo – Il corpo aveva fatto 4 giri completi intorno all’asse, prima che un operaio fermasse la macchina, che stava andando alla velocità massima. Ormai sembrava un gomitolo, aveva la testa schiacciata contro il rullo. È stato terribile guardare quelle immagini, ma ho dovuto farlo”.
Morire per la mantenere alta la produttività aziendale. Orrore. Non esiste risarcimento che possa consolare per la perdita e non esiste giustificazione di alcun tipo per la totale mancanza di rispetto per la vita umana. Ma purtroppo 2 anni e 10mila euro per i giudici è giustizia. Ma di che?