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La tutela della privacy, solo virtuale?

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Alcuni aspetti che emergono, anche implicitamente, dalla relazione annuale del Garante della privacy. Primo. Una tutela della privacy su base nazionale si rivela ogni giorno sempre più inadeguata. Diventa sempre più evidente, infatti, che un tema di portata sovranazionale ha bisogno di una impostazione almeno di livello europeo: l’ultimo episodio che ha confermato questa tesi è quello del divieto di utilizzo dei dati di Google analytics, dove è risultato chiaro che se interviene un singolo garante nazionale non si fa altro che mettere in difficoltà gli imprenditori del singolo stato: interventi dei garanti nazionali scoordinati da una prospettiva europea mettono in crisi addirittura la ragione per cui è stato  emanato il regolamento europeo, cioè favorire le imprese del continente.

Il Gdpr ha comportato una carenza dal punto di vista delle sanzioni, che si rivelano molto alte come importo assoluto, ma mentre si risolvono in importi relativamente bassi per i campioni del web, sono insostenibili per il sistema delle piccole e medie imprese. Eppure, in fin dei conti l’unica vera novità del Gdpr è proprio l’apparato sanzionatorio, il resto poteva essere ricondotto anche alla precedente disciplina.

È necessario quindi individuare velocemente criteri omogenei come quelli che stanno faticosamente mettendo a punto i garanti europei in modo congiunto.

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