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Giovanni Toti arrestato. L’accusa: corruzione

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Indagati anche alcuni imprenditori e dipendenti della Regione Liguria.

Giovanni Toti è stato arrestato con l’accusa di corruzione. Il governatore della Liguria è ora agli arresti domiciliari. Secondo la Procura di Genova, il gruppo di politici, imprenditori, funzionari e perfino sindacalisti aveva creato un sistema di favori sotto forma di tangenti che hanno sostenuto il governo politico.

LA MISURA CAUTELARE ADOTTATA

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è stato posto agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Genova e della Guardia di Finanza sulle elezioni regionali del 2020. L’accusa è quella di corruzione. Altre nove persone, fra cui il capo di gabinetto di Toti Matteo Cozzani, sono state raggiunte da misure cautelari ed è stato eseguito un sequestro di 570 mila euro nei confronti di alcuni imprenditori. La Procura genovese ha inoltre disposto una serie di perquisizioni per reperire ulteriori prove indiziarie.

BEN SEI FILONI D’INDAGINE : GLI ALTRI INDAGATI

Tra gli altri indagati dalla Procura, l’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore delegato di Iren Paolo Emilio Signorini e l’imprenditore Aldo Spinelli. Risulta indagato anche Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale. Sono ben sei i filoni dell’inchiesta condotta da sei diversi pubblici ministeri e coordinati dal capo della procura Nicola Piacente. E tra gli altri indagati si registrano Mauro Vianelli, presidente dell’Ente Bacini, Roberto Spinelli, figlio dell’imprenditore Aldo, Venanzio Maurici, Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa.

L’ACCUSA RIVOLTA AL PRESIDENTE

 A Giovanni Toti, la Procura contesta di avere accettato da Aldo Spinelli e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro a fronte di più impegni: quello di “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”; quello di agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse proprio degli Spinelli e pendente presso gli uffici regionali; quello di velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova Srl (controllata al 55 per cento dalla Spinelli.) pendente innanzi al Comitato di gestione dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale.

Ricordo nella “de coniuratione Catilinae”(la congiura di Catilina) di Sallustio già si parlava di corruzione. E’ un fenomeno, questo, anche se rappresentato in tempi e formalità diversi, molto ben recepito nel costumo politico italiano.

Ora, non è mia intenzione accusare Toti, volendo essere garantista fino all’ultimo grado di giudizio, ma sembra che la corruzione, in politica, sia un corollario automatico quando si ricopre un ruolo nella Res Pubblica. Il dettaglio più odioso non sta solo nel fatto di avere una ignobile fame di denaro(o favori di ogni genere), ma nell’avvantaggiare singoli in cambio di un “do ut des”( io do affinché tu mi dia, Lat.NdR) a discapito dell’intera comunità. Il più delle volte sono favori che ledono il territorio, le casse comunali e i cittadini tutti. Ed ecco eco-mostri, appalti ultrapagati, forniture inutili. Così facendo il cittadino non ha più fiducia in chi viene eletto, dal più piccolo comune fino in UE.

Mala tempora currunt!

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