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Manovra, il governo punta (in deficit) tutto sulle buste paga. Dalle famiglie alle imprese, le misure previste.

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Metà delle risorse per il 2024 sono assorbite dalla conferma della decontribuzione per i lavoratori fino a 35mila euro. Ma è temporanea. Primo passo della riforma Irpef. Asili, donne, stretta sulle pensioni, un mini-taglio al Canone Rai: le principali norme.


Una Manovra in deficit, quella che ha avuto la fiducia da parte del Senato, “improntata a un’ottica di breve periodo” (copyright dell’Ufficio parlamentare di bilancio) che punta le risorse a disposizione sulla conferma (ma solo per un anno) del taglio al cuneo fiscale e per il primo modulo della riforma Irpef, con il taglio a tre aliquote. Una Manovra che, nelle valutazioni di Bankitalia e presa insieme al decreto anticipi e ai decreti legislativi di riforma fiscale, porta misure espansive per 7 miliardi nel 2023, 34,7 nel 2024, 20,9 nel 2025 e 17,8 nel 2026.

 I sì sono 112, 76 i voti contrari, 3 gli astenuti. Si accendono le luci led sul tabellone che sovrasta l’emiciclo del Senato: il governo incassa la fiducia sulla manovra. Che ora deve affrettarsi, a Montecitorio, per il via libera definitivo atteso il 29 dicembre. A due giorni dall’esercizio provvisorio. Una macchia per la legge di bilancio “a tempi di record” che la premier Giorgia Meloni voleva portare a casa a metà dicembre.

Via libera quindi del Senato alla fiducia posta dal governo di Giorgia Meloni sul maxiemendamento sulla manovra. L’ok è passato con 112 voti favorevoli, 76 no e 3 astenuti. L’assemblea ora è passata all’esame della Nota di variazioni di bilancio e al voto finale del provvedimento. La legge di bilancio sarà poi trasmessa alla Camera per il via libera di Montecitorio, atteso entro il 29 dicembre.

Al momento del voto a Palazzo Madama erano presenti 193 senatori, 191 i votanti e 5 gli assenti (di cui 3 del gruppo Misto, uno di Forza Italia e uno dei 5 Stelle). Il centrodestra ha votato compatto a favore, contrarie le opposizioni: Italia viva, M5s, Pd, due senatori delle Autonomie (Pietro Patton e Luigi Spagnolli) e 6 del Misto. I tre astenuti, invece, sono i senatori a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo, più Meinhard Durnwalder del gruppo delle Autonomie. E’ quanto risulta dai tabulati di Palazzo Madama.

“Abbiamo approvato il bilancio dello Stato, dove c’è dentro anche quello che abbiamo fatto. Tanti l’hanno criticato, siccome viviamo in tempi complicati, speriamo non sempre ci sia una guerra in Europa, abbiamo deciso di aiutare le famiglie italiane più bisognose proprio nel 2024, perché ci siamo resi conto che purtroppo questa guerra ha portato anche tanta inflazione nelle case degli italiani. Ignorare questo sarebbe ignorare la realtà”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Dure le critiche avanzate dall’opposizione in sede di dichiarazione di voto. La legge di Bilancio “ci preoccupa perché è scritta sull’acqua. Per la seconda volta in due anni scrivete una manovra basata su previsioni errate. Vi siete presentati in Parlamento dicendo che cresceremo dell’1,2%” un dato “solo per il governo Meloni. Peccato perché è 0,8% per la Banca d’Italia, 0,7% per l’Itat, 0,5% per Confindustria”. ha detto il capogruppo del Partito democratico, Francesco Boccia. “La nostra preoccupazione – ha continuato – è legata a tutto quello che è stato messo dentro alla manovra, perché è improntata sul breve termine in un contesto fragile e incerto e con poche risorse a disposizione”.

Anche Stefano Patuanelli, capogruppo dei 5 stelle, ha accusato il governo: “Questi mesi siete riusciti a mescolare tutto in una retorica comunicativa in cui siete dei fuoriclasse. Dovevate insistere sul no al Mes per ottenere buoni risultati sul Patto di Stabilità e di questa vostra strategia oggi non rimane nulla. Il Patto di stabilità è talmente lacrime e sangue per l’Italia che perfino l’Olanda ha festeggiato. Nemmeno i giornali di destra sono riusciti a difendere la scelta del governo”.

Al termine dell’intervento di Patuanelli, i senatori M5S hanno sollevato dei cartelli con la scritta “Gasparri querelaci tutti“. Il riferimento è al fatto che il capogruppo di Forza Italia, negli ultimi giorni, ha annunciato querele nei confronti di esponenti 5 stelle rei di aver commentato il caso che lo vede coinvolto per il suo ruolo di presidente di una società che si occupa di Cyber-security. “Avete avuto una grossa caduta di tono che mi sento di censurare”, ha detto del presidente del Senato, Ignazio La Russa. Proprio ieri la Giunta per le elezioni ha dichiarato la non incompatibilità tra il ruolo di parlamentare di Gasparri e quello di presidente e referente per i rapporti istituzionali della società Cyberealm.

(Fonte:Il Fatto Quotidiano ,La Repubblica, Ufficio Parlamentare di Bilancio)

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