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Un Immigrato si racconta

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Eccovi una storia come tante, ma toccante. Spesso diamo per scontato o sottovalutiamo l’odissea delle vicende umane che arrivano in Italia

“Sono arrivato in Italia grazie al decreto flussi nel 2010, con un nulla osta per lavorare per 9 mesi in agricoltura. Oggi ho un contratto da bracciante agricolo a tempo determinato, sono riuscito a sposarmi in India e ho fatto richiesta per i documenti per mia moglie per farla arrivare qui in Italia. Ma non è stato così semplice: per 5 anni a causa di un errore burocratico non sono riuscito ad avere il permesso di soggiorno. E ho vissuto nella paura: paura di essere scoperto ed essere rimandato indietro. Tanti, troppi vivono ancora così, e non è giusto. Se non lo si prova non si sa cosa vuol dire”. “R” è indiano e dal 2010 lavora nei campi agricoli nella zona di Latina, dove lavorano tanti suoi compaesani, oriundi dell’Asia.

“Ho fatto di tutto e raccolto di tutto da quando sono in Italia -racconta ad Adnkronos/Labitalia in occasione del click day per i lavoratori extracomunitari di oggi- olive, frutta, ortaggi. Ho fatto il taglia-erbe, il manutentore, l’aiuto muratore, non mi sono mai tirato indietro, come tanti come me. Sono arrivato in Italia, a Latina, con un nulla osta per lavoro agricolo per 9 mesi. Ma poi -aggiunge- ho scoperto che la procedura non era stata completata correttamente e mi sono ritrovato senza documenti”.

Da qui i momenti duri. “Sono andato avanti grazie all’amicizia di molti che mi aiutavano per lavorare e cercare di pagare l’affitto. Per 5 anni, fino al 2015, sono stato senza permesso di soggiorno, ed è molto dura. Senza documenti vivi nella paura e trovare qualcuno che ti fa lavorare o ti dà un affitto è molto difficile”. Poi la svolta lavorativa: “Un’azienda ha apprezzato il mio lavoro e si è impegnata a darmi una mano, nel 2015 ho avuto il permesso di soggiorno e continuo a lavorare con loro”. Ma “R” non dimentica gli anni più bui, con l’ansia e i timori di un futuro incerto. “Senza documenti non puoi avere ad esempio la patente -spiega- io per 7 anni ho fatto 15 chilometri al giorno in bicicletta, sotto il diluvio o con 45 gradi per andare a lavorare, e tanti, troppi, sono ancora in questa condizione. Il mio sogno? Portare mia moglie qui”.

Quando vedete qualche immigrato in bicicletta, dovreste ringraziarlo perché lavora non solo per se stesso, ma per tutti noi, per l’Italia, meta EUtopica.

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