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Giornata nazionale contro lo spreco alimentare

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Gli alimenti che finiscono più spesso nella pattumiera sono frutta, insalate e pane. Ma il problema è spesso la errata conservazione.


Il latte dimenticato oltre la scadenza in fondo al frigo che comincia a odorare male, la pizza consumata solo in parte diventata ormai una crosta durissima o la busta di insalata mai aperta con i gas di putrefazione pronta a esplodere. Più che nella catena di produzione e distribuzione, è nelle immondizie di ogni casa d’Italia che va a finire 1/3 del cibo prodotto, una quantità che sarebbe sufficiente a soddisfare il fabbisogno alimentare dei 5,6 milioni di persone in povertà assoluta del nostro Paese. Assurdo ma vero.

L’undicesima Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare del 5 febbraio serve a ricordare non solo che gli obiettivi dell’Agenda 2030 – dimezzare la quantità di rifiuti alimentari a persona – sono ancora lontanissimi. Ma anche come fare, ognuno nel proprio piccolo, per puntare a uno stile di vita più sostenibile.

Perchè si spreca?

Il 71% delle persone sostiene di voler cercare di ridurre il cibo sprecato ogni mese, che in media è di due chili mezzo al mese per ogni famiglia, ancora di più dello scorso anno. Ma gli errori sono sempre gli stessi.

Alcuni riguardano ordini da asporto o a domicilio, perché la maggior parte delle persone, il 66%, non consuma interamente quanto ordinato. Altri riguardano la cucina, dato che il 65% butta via tutto o una parte del cibo che avanza e lo fa in media per il 14% dei pasti.

Secondo i dati della ricerca “food waste race”(“corsa al cibo sprecato”), la causa principale è che le persone non sanno come gestire gli avanzi, in tre casi su dieci, o come conservarli in modo sicuro, nel 24% dei casi.

Quali sono gli alimenti che finiscono più spesso nella spazzatura?

Un problema che si trascina sull’economia e l’ambiente, visto l’impatto terribilmente negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. I rimedi tuttavia esistono e seguire alcuni accorgimenti può aiutare a ridurre sensibilmente la quantità di cibo che finisce ogni giorno nella spazzatura, con un guadagno per le tasche, l’ambiente e soiprattutto la salute.

I cibi più sprecati: frutta fresca, insalate e pane fresco, seguiti da verdure e tuberi.

Sono questi alimenti soggetti più facilmente a deterioramento, oltre a essere quelli più economici. Quando si parla di carne o pesce, infatti, gli italiani risultano essere più responsabili e sprecare in percentuali di gran lunga minori.

Come ridurre quindi gli sprechi?

Tra i consigli più ricorrenti, riproposti tra gli altri anche dalla Coldiretti e il Wwf, c’è quello di:

Leggere attentamente la scadenza sulle etichette. Così da evitare di acquistare per sbaglio degli alimenti che non si è certi di poter consumare entro la data affissa.

Verificare ogni giorno lo stato di quello che c’è in frigorifero. Il consiglio è di organizzare il cibo in modo che si possa sapere con certezza dove controllare quando si cerca qualcosa, invece di “nascondere” alimenti che poi fanno “la sorpresa”.

Effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, piuttosto che grosse spese, e privilegiare confezioni adeguate alle esigenze.

Scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione in relazione al consumo reale.

Riutilizzare gli scarti in ricette “nuove” per non sprecare nulla di avanzato, unendo quindi l’utile al dilettevole, perché no?

Si può chiedere al ristorante una “doggy bag”( in Inghilterra si usa da sempre) per portare a casa gli avanzi.

Conservare gli avanzi correttamente e scaldarli seguendo le giuste regole per eliminare batteri da maturazione.

Il Giappone è la nazione “più sprecona” in assoluto, con costi per l’alimentazione altissimi.

Non dimentichiamo che siamo 8 miliardi di esseri umani su questo pianeta, e le risorse alimentari sono mancanti in molte zone o gestite male.

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