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Economia e premieriato, una analisi

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Stabilità politica e crescita economica sono strettamente connesse. E’ emerso dall’analisi condotta dall’Anpit in collaborazione con il suo centro studi ‘Articolo 46’ che ha analizzato le conseguenze economiche dell’instabilità istituzionale negli ultimi 10 anni in cui si sono succeduti ben sette governi.

“I numeri ci illustrano come questa instabilità politica abbia impattato sui dati economici”, ha spiegato il presidente nazionale di Anpit Federico Iadicicco stamattina durante la Tavola Rotonda ‘La riforma costituzionale tra governabilità, rappresentatività e crescita’ che si è tenuta a Palazzo Wedekind e a cui hanno partecipato, oltre all’Anpit, anche i senatori Costanzo Della Porta e Valeria Valente, i deputati Carmela Auriemma e Alessandro Cattaneo, i costituzionalisti Giovanni Guzzetta e Francesco Saverio Marini e l’ex presidente Commissione Affari costituzionali della Camera, Andrea Mazziotti Di Celso. All’incontro erano presenti anche le associazioni Forum delle Famiglie; Svimez; Cisal; Coldiretti; Finco Confimi Industria; Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro; Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili; Legacoop; Consiglio nazionale Forense; Adapt; Lumsa.

Iadicicco ha diffuso numeri abbastanza allarmanti: 200 miliardi di maggiori oneri finanziari sul debito pubblico e 630 miliardi di ricchezza prodotta in meno “che si traduce in 2,9 milioni di posti di lavoro mancanti e 58 miliardi di salari non erogati”. L’instabilità politica determina “l’impossibilità per gli imprenditori di programmare investimenti futuri”, ha aggiunto, mettendo in evidenza come ad ogni cambio di governo vi siano sempre nuove norme e nuove riforme in materia di lavoro e impresa. “I nostri dati confermano la necessità di un intervento di riforma istituzionale che vada nella direzione della governabilità e quindi dell’elezione diretta del presidente del Consiglio”, ha detto Iadicicco. Il presidente di Anpit, riguardo al premierato proposto dal governo, ha detto: ” Riteniamo che si debba ancorare la legge elettorale a doppio turno con un premio di maggioranza al 55% per tenere assieme rappresentatività e governabilità che il presidente del Consiglio eletto non ha bisogno del voto di fiducia al momento dell’insediamento”. In caso di sfiducia, secondo Iadicicco, è bene tornare alle urne “salvo nel caso in cui si elegga anche il vice presidente del Consiglio con possibilità di subentro nei soli casi di decesso o impedimento permanente del presidente”. L’Anpit, pertanto, propone l’elezione diretta del presidente del Consiglio per la durata di 5 anni, la facoltà per il premier di nominare e revocare i ministri; la creazione della figura del vicepremier e l’obbligo di sciogliere le Camere in caso di dimissioni del presidente del Consiglio e/o sfiducia da parte del Parlamento. L’Anpit suggerisce, infine, di inserimento in Costituzione un sistema di legge elettorale a doppio turno disciplinato da legge ordinaria che garantisca la maggioranza assoluta in entrambe le Camere con premio di maggioranza al 55%.

Le riforme costituzionali hanno un iter tortuoso, infatti, la nostra costituzione è definita “rigida” proprie per le procedure richieste. L’iniziativa di Iadicicco rispecchia esattamente la volontà di molti italiani ed una richiesta di democrazia diretta. Il premio di maggioranza è un altro argomento base che però, se da un lato conferma la solidità politica, non rappresenta la volontà anche delle minoranze, che vanno comunque tutelate.

Il futuro politico dell’Italia è determinato, ad ogni modo, dal suo andamento economico. La premier Meloni vedrà i risultati della sua linea economica con le prossime elezioni.

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