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Si intensificano gli scontri Israele-Hamas

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Crescono i combattimenti a Gaza tra Israele e Hamas  nel giorno della riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per votare la risoluzione che chiede un cessate il fuoco immediato. Israele si dice pronto a interrompere i combattimenti a Gaza per due settimane per consentire il rilascio degli ostaggi ancora nel territorio interno palestinese, ma le parti sono ancora lontane dall’accordo, riferisce il canale israeliano in lingua araba Makan-33. Hamas, infatti, rifiuta questo tipo di accordo e chiede la fine della guerra.

Secondo le ultime notizie le Forze della difesa israeliane (Idf) hanno dichiarato di aver colpito 230 obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore e hanno riferito di intensi combattimenti nel nord del territorio palestinese. L’esercito israeliano ha quindi riferito che a Jabaliya, nella città di Gaza, una scuola dove si rifugiavano civili è stata sgomberata dalle truppe della 551a Brigata che all’interno hanno trovato diverse armi e munizioni appartenenti a militanti di Hamas.

24 palestinesi sono morti la notte scorsa a causa dei bombardamenti dell’esercito israeliano contro la città di Khan Younis, nel sud della Striscia, dove nelle ultime 24 ore si sono registrati 55 morti. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, le forze di difesa israeliane (Idf) hanno attaccato numerose case e rifugi intorno all’ospedale europeo della città, utilizzando l’aviazione e l’artiglieria. Il bilancio dei morti, secondo le autorità della Striscia, è salito a 20mila.

Ancora, fonti locali consultate dalla stessa agenzia hanno denunciato l’uso di fosforo bianco da parte dell’esercito israeliano contro un mercato a Jabalia, nel nord dell’enclave. I militari hanno fatto irruzione nel campo profughi della città, dove hanno espulso i civili dalle loro case “sotto la minaccia armata” e poi hanno dato fuoco ad alcune abitazioni.

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha chiesto di ristabilire le condizioni necessarie per consentire operazioni umanitarie su larga scala nella Striscia. Mentre il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha espresso preoccupazione per la “combinazione” di malattie, fame cronica e mancanza di igiene, che ha portato la popolazione a sperimentare “tassi alle stelle” di infezioni e focolai di malattie contagiose. Per quanto riguarda il funzionamento dei centri sanitari nel territorio, il direttore dell’Oms ha riferito che personale dell’organizzazione ha verificato che l’ospedale Al Ahli Arab Hospital ha smesso di eseguire interventi chirurgici per mancanza di carburante, personale e forniture.

Oggi riunione Consiglio sicurezza Onu

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà nuovamente oggi per votare la risoluzione presentata dagli Emirati Arabi Uniti che chiede un cessate il fuoco immediato tra Israele e Hamas nella striscia di Gaza. Il rinvio è stato deciso per evitare un nuovo veto da parte degli Stati Uniti, che hanno messo in discussione la dicitura ”sospensione delle ostilità”. Assurdo.

l Segretario di Stato americano Antony Blinken ha spiegato in conferenza stampa che si sta lavorando al testo della risoluzione con l’obiettivo di avere garanzie che gli aiuti che entrano nella Striscia di Gaza arrivino effettivamente e in sicurezza alla popolazione civile palestinese, vittima di guerra senza colpa.

Nei giorni scorsi sono state intense discussioni sulla formulazione della bozza di risoluzione, con gli Stati Uniti che hanno posto il veto all’ultima versione della risoluzione. Non si sarebbe ancora sciolto infatti il nodo del riferimento alla “cessazione delle ostilità”, anche se in un formula molto alleggerita in cui si parla di “passo urgente verso una sostenibile cessazione delle ostilità”. Per gli Usa è accettabile parlare di “urgente sospensione delle ostilità” per permettere gli aiuti umanitari, ma ogni riferimento alla ‘cessazione’ è non accettabile.

Mentre le persone muoiono, alcuni si soffermano sulle parole, e non sui fatti.

“Sosteniamo pienamente la necessità di affrontare i bisogni umanitari della popolazione di Gaza e stiamo lavorando su questi problemi con altri paesi nel Consiglio di Sicurezza”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa Matthew Miller, senza commentare il motivo per cui il voto sull’ultima risoluzione del Consiglio di Sicurezza relativa alla guerra a Gaza è stato ripetutamente ritardato.

Parlando con i giornalisti, Miller ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno discusso con Israele in merito alla risoluzione, ma non ha riferito se i funzionari israeliani abbiano chiesto agli Stati Uniti di porre il veto alla risoluzione.

Hamas avrebbe respinto l’offerta israeliana di una tregua, sostenendo che non accetterà fino a quando non sarà in vigore una pausa nei combattimenti. Lo rivela il Wall Street Jorunal, citando fonti dell’intelligence egiziana coinvolte nel negoziati. L’offerta prevedeva un tregua di una settimana nelle operazioni a Gaza in cambio del rilascio di 40 ostaggi.

Hamas è interessato alla fine della guerra e non a una pausa dei combattimenti che possa ”fare il gioco” di Israele, ossia che consenta il rilascio degli ostaggi e poi la ripresa dei combattimenti, ha dichiarato ad al-Jazeera un esponente dell’ufficio politico di Hamas, Ghazi Hamad, tenendo presente che ”la priorità” dei colloqui in corso è la fine delle ostilità.

”La nostra visione è molto chiara: vogliamo fermare l’aggressione”, ha dichiarato. “Ciò che sta accadendo sul terreno è una grande catastrofe”, ha aggiunto Hamad, sottolineando la “distruzione e le uccisioni di massa” causate dagli attacchi israeliani a Gaza. Non è quindi nell’interesse di Hamas, né dei palestinesi quello di raggiungere ”brevi pause” nei combattimenti. ”Israele prenderà la carta degli ostaggi e poi inizierà una nuova ondata di uccisioni di massa e massacri contro il nostro popolo. Non giocheremo a questo gioco”, ha affermato.

Israele ha informato il Qatar che sarebbe pronto ad una tregua di almeno una settimana nei combattimenti a Gaza in cambio del rilascio di circa 40 ostaggi detenuti da Hamas, secondo quanto riporta il Jerusalem Post. Tuttavia il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant rende noto che l’operazione di terra si estenderà ad altre aree della Striscia. Durante una visita al confine di Gaza, ieri Gallant ha detto: “Khan Younis è diventata la nuova capitale del terrore”. Non smetteremo di agire lì finché non avremo raggiunto gli alti funzionari di Hamas”, ha riferito il Times of Israel, citando fonti del ministero.

Confermato anche il dispiegamento aggiuntivo di truppe nelle vicinanze di Khan Younis. “Nel sud di Gaza, nell’area di Khan Yunis, stiamo espandendo le nostre operazioni. Abbiamo aggiunto un’intera brigata e ulteriori forze di ingegneria da combattimento per le operazioni nell’area, per migliorare le nostre operazioni”, ha detto il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), Daniel Hagari.

“Stiamo facendo pressione” per la fine del conflitto tra Israele e Hamas. Lo ha detto ai giornalisti al suo arrivo a Milwaukee, nel Wisconsin, il presidente americano Joe Biden, parlando della possibilità di un nuovo accordo per una tregua nei combattimenti e per il rilascio degli ostaggi. Poi ha definito “tragica” la morte di 20mila palestinesi nella Striscia di Gaza, secondo l’ultimo bilancio fornito da Hamas, a causa delle operazioni israeliane.

‘Gli Stati Uniti e Israele vogliono un accordo per una nuova pausa dei combattimenti che consenta il rilascio degli ostaggi”, ma ”il problema era e rimane Hamas” ha dichiarato ieri il Segretario di Stato americano Antony Blinken. “Ciò che mi colpisce è che, anche se sentiamo molti paesi sollecitare la fine di questo conflitto, che tutti noi vorremmo vedere, non sento praticamente nessuno chiedere ad Hamas di smettere di nascondersi dietro i civili, di deporre le armi, di arrendersi”, ha dichiarato Blinken. “Come è possibile che non vi siano richieste rivolte all’aggressore, ma solo richieste alla vittima?”, si è chiesto, sottolineando come sia una ”priorità assoluta” dell’amministrazione Biden che finisca ”il più rapidamente possibile” la guerra tra Hamas e Israele. La fine del conflitto è stata indicata come priorità “quattro” dopo il sostegno all’Ucraina nella guerra contro la Russia, relazionarsi con Pechino e costituire una coalizione.

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