Home Cronaca CASO NANIA, PISTOIA: CI SONO DAVVERO DELLE COLPE?

CASO NANIA, PISTOIA: CI SONO DAVVERO DELLE COLPE?

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Fonte Episodio: Il corriere Fiorentino

“E io? Non conto niente? Devo lavorare fino a 63 anni e non sono degno del vaccino? Di uno qualsiasi?”.

Nelle notti insonni di Olga le parole di Roberto echeggiano come una terribile profezia. Il professor Nania era molto amato a Pistoia. Era ingegnere in elettronica, ma ha speso tutta la sua vita nei due istituti tecnico professionali pistoiesi.

La sua dedizione al lavoro è testimoniata da centinaia di messaggi di cordoglio in ricordo di “Leggenda”, come lo chiamavano i suoi studenti, che riempiono i social.

Non è stato soltanto un professore, ma una guida per tanti ragazzi nel periodo più complicato della loro crescita. La scomparsa di Roberto Nania, ingegnere e docente di Elettronica all’istituto tecnico Fedi-Fermi, è una ferita: ha accusato tutta la città di Pistoia. Aveva 63 anni, era originario di Poggio a Caiano, e si è spento all’ospedale di Careggi dopo un mese dalla contrazione del Covid.

L’ultimo saluto

«Si è contagiato a scuola a fine febbraio – sono le parole della moglie Olga –. All’inizio, però, hanno pensato di vaccinare solo gli insegnanti fino ai 55 anni e lui non è riuscito a farlo. Aveva la variante inglese. È stato abbandonato. Aveva difficoltà respiratorie e voleva iniziare una terapia, ma nessuno si è fatto vivo, così, abbiamo deciso di portarlo all’ospedale San Jacopo di Pistoia dove ci hanno detto che aveva già un polmone compromesso».

Dopo il trasferimento a Careggi i medici, per tentare di salvarlo, hanno fatto anche ricorso all’Ecmo, il macchinario per la respirazione extracorporea.

Lo strazio dell’episodio è palpabile.

Ma la cosa va evidenziata per quello che purtroppo è.

La campagna vaccinale ha subito diversi ritardi e defezioni, il malcapitato ha avuto purtroppo la sfortuna di contrarre il virus a febbraio,e non ha potuto dunque vaccinarsi.

Come lui,tantissimi lavoratori di tantissime categorie lavorative sono a rischio tutti i giorni, ma nessuno si è posto il problema.

Allora delle due, una.

Basti pensare a qualsiasi dipendente statale, “costretto” ad interagire con il pubblico, chi lavora nel trasporto pubblico, chi in qualità di libero professionista (avvocato, commercialista) ha necessariamente avuto a che fare con più persone, con le dovute precauzioni, commessi,magazzinieri e operatori di banco dei supermercati, le categorie prioritarie sono così tante che non basterebbe una campagna vaccinale intera,per rispettarle.

Dalla parte del più debole,sempre, senza ombra di dubbio, ma quanti deboli abbiamo davvero dimenticato durante questa emergenza sanitaria?

E infine, avevamo possibilità di rispettare davvero nei tempi, ogni priorità?

Vi rispondo io, NO.

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