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Auguri, Paperino!

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Oggi, 9 giugno 2024, Donald Duck, da noi conosciuto come Paperino compie 90 anni: ha attraversato decenni dell’intrattenimento, da ostinata calamita per le avversità. Gli facciamo un sacco di sinceri auguri, con uno sguardo d’insieme al suo lungo tragitto, concentrandoci sull’animazione.

E’ uno dei personaggi di fantasia più amati della storia, eppure il successo di Paperino è nato per caso. Non era nemmeno programmato che apparisse più di una volta sullo schermo, figuriamoci conquistare il cuore di tutto il mondo. E invece, perfettamente in linea con il suo carattere da pasticcione imprevedibile, quel papero vestito da marinaretto è arrivato a compiere ben 90 anni.

Paperino apparve per la prima volta sullo schermo nel cortometraggio La gallinella saggia(in foto in basso), uscito negli Stati Uniti il 9 giugno 1934. Diretto da uno dei registi più importanti nella storia dei Walt Disney Animation Studios, Wilfred Jackson, il corto di otto minuti faceva parte della serie Silly Simphonies(sinfonie frivole) ed era basato sulla fiaba popolare russa La gallinella rossa. Paperino (Donald Duck, in americano), insieme al dimenticato Meo Porcello, è un vicino di casa sfaticato che si rifiuta di aiutare la gallina e i suoi pulcini prima a seminare il mais e poi a raccoglierlo, fingendo un forte mal di pancia. Del loro comportamento entrambi si pentono quando la vicina cucina prelibati piatti a base di mais ma decide di non condividerli con loro, che non le hanno mai dato una mano(una zampa?).


(In foto) Il primo cortometraggio con protagonista Donald Duck: Paperino e la gallina saggia

Paperino venne realizzato per comparire esclusivamente in questo film, ma il modo in cui il pubblico accolse il personaggio portò Walt Disney a sceglierlo come personaggio a sé. Un paio di mesi dopo apparve in Una serata di beneficenza, al fianco di Topolino, e mostrò un tratto che da quel momento in poi resterà distintivo del suo carattere: l’irascibilità. Qui vengono introdotti i suoi tipici ed esilaranti scatti d’ira, con urla incomprensibili (già allora era Clarence Nash a doppiarlo e lo farà fino al 1983) e zampe sbattute a terra, dati dalla frustrazione psicologica e dall’essere perseguitato perennemente dalla sfortuna. È la consacrazione: da quel momento in poi gli animatori lo inserirono in un numero sempre maggiore di cortometraggi che avevano per protagonista Topolino, ma in brevissimo tempo ci si rese conto che Paperino non poteva rimanere una semplice seppur giocosa spalla.

Gli spettatori lo riconobbero subito come loro simile caratterialmente e Paperino iniziò a diventare un’alternativa al ‘cittadino normale’ incarnato da Topolino. Il papero vestito da marinaretto ha sempre buone propositi, è generoso e un buon amico, ma è anche distratto, sfaticato, maldestro, svampito irascibile e invidioso. E proprio per questo genera simpatia e ilarità nel pubblico. Ed è proprio per questo che fu lui, e non Topolino, a cui Walt Disney pensò quando Robert Horton, il direttore dell’Office of Emergency Management, gli chiese nel 1941 di realizzare dei cortometraggi che aiutassero gli americani a capire la guerra oltreoceano e affrontare nel modo migliore possibile gli sforzi chiesti. Da The New Spirit che nel 1942 spiegava passo passo come pagare le tasse per sostenere la democrazia e sconfiggere l’Asse a Der Fuehrer’s Face (l’unico corto con protagonista Donald Duck a vincere l’Oscar) che nel 1943 condannava il modo in cui il regime nazista trattava gli stessi cittadini tedeschi e aveva lo scopo di far sentire gli americani fieri del proprio Paese anglofono. Paperino è un americano come gli altri: reagisce con un mix di egoismo e buoni propositi alla scoperta di dover pagare di tasca sua le armi per sconfiggere i nazisti e quando – nel famoso Paperino e la ruota bucata – il pneumatico dell’automobile si buca, lui inizia a rattopparlo, non a sostituirlo, in quel periodo la gomma è razionata. Finita la guerra Donald Duck non solo si è ritagliato un posto speciale nel cuore dell’America, ma è diventato la salvezza dell’allora giovane studio Disney: tra il 1942 e il 1945 la produzione dei lungometraggi si fermò e il 94% dei cortometraggi fu realizzato sotto contratto governativo.

Sin dagli anni ’30, Paperino aveva iniziato ad apparire anche nei fumetti. Negli anni ’40 Paperino cominciò ad apparire negli albi illustrati, con storie più lunghe e articolate, grazie alla matita di Carl Barks che continuerà a disegnare Donald Duck per tutta la vita, tanto che divenne noto come ‘l’uomo dei paperi’. Fu lui a creare uno dei personaggi più amati di Paperopoli, lo zio Paperone, e poi moltissimi altri come Archimede, Rockerduck, Amelia e la Banda Bassotti.

In Italia è proprio il fumetto a rendere Paperino particolarmente amato e qui ebbe un percorso diverso e peculiare, che portò a nuovi personaggi e nuovi stili. Il caso più noto è sicuramente Paperinik, l’ater ego eroico di Paperino: ideato dal maestro Guido Martina, insieme al disegnatore Giovan Battista Carpi, ispirandosi ai fumetti neri italiani, esordì nel 1969 su Topolino e dal 1996 ha una serie a fumetti dedicata, Pk.

Nessuna sorpresa quindi che il novantesimo compleanno del papero venga festeggiato in grande nel mondo del fumetto italiano, con l’uscita di un numero speciale di Topolino (il 3576) tutto dedicato a Paperino e tre volumi, L’Uomo dei Paperi (una raccolta dei lavori più significativi del Maestro Carl Barks), Paperino d’autore (una raccolta delle storie degli autori che hanno contribuito a fare di Paperino uno dei personaggi più amati del fumetto Disney, da Carl Barks a Giorgio Cavazzano, Marco Rota e Silvia Ziche) e La casa di Paperino (che celebra la graziosa villetta dal tetto rosso, comparsa in numerose storie nel corso degli anni diventando un luogo familiare per i lettori). “Paperino – ha dichiarato Alex Bertani, direttore di Topolino – ha finito col diventare un simbolo del nostro tempo, incarna mirabilmente il rapporto tra noi e la società in cui viviamo, è una di quelle figure che arrivano forte, scolpite ormai indelebilmente nell’immaginario della maggior parte degli abitanti di questo pianeta. Perché Paperino siamo un po’ tutti noi, con le nostre fragilità e le difficoltà a integrarci col mondo attorno, ma sempre con la positività di chi non si abbatte, di chi continua a guardare tenacemente alla vita e al futuro con ottimismo e rinnovato entusiasmo, a dispetto di tutto”.

Da piccolo ricordo il dentifricio di Paperino. Era dolcissimo. Non credo facesse il suo lavoro contro la carie. Ma era buono.

Imparai la Divina Commedia da piccolo proprio con Paperino, nei primi anni ’80, in una versione dantesca uscita in diverse uscite d’estate.

Auguri, Paperino. Grazie per le tante avventure e le mille risate. Vedrai, prima o poi Zio Paperone schiatterà, e potrai intascare l’eredità. Almeno tu!

(Fonte: La Repubblica)

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