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Giornata della legalità

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Oggi si celebra la Giornata della Legalità, in ricordo delle vittime delle mafie, nel 32° anniversario dell’attentato di Capaci in cui, il 23 maggio 1992, persero la vita Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. La stessa sorte toccò, 57 giorni dopo, il 19 luglio, a Paolo Borsellino, ucciso a Palermo con cinque agenti di scorta.

Un’esplosione causata da 1000 kg di tritolo, le auto che saltano in aria. La lotta disperata tra le macerie, il drammatico prendere atto che non c’era più niente da fare. La presa di coscienza che la mafia aveva eliminato chi stava lottando per demolirla pezzo dopo pezzo.

La costernazione, l’indignazione che colpirono la Sicilia e l’Italia intera, fu enorme. Le coscienze iniziarono a risvegliarsi in quello che è stato un periodo nero, dove gli attentati erano all’ordine del giorno.

E, quando 57 giorni dopo, il 19 luglio 1992, morì anche Paolo Borsellino, la rivolta fu incontenibile: le strade di Palermo si riempirono di uomini, donne e bambini che urlarono a gran voce il loro dolore, piansero e si mostrarono uniti nel desiderio di infrangere un’omertà diffusa.

Il 23 maggio 1992 è stato il primo passo. Il 23 maggio 1992 è stato un doloroso, traumatico e devastante risveglio. Ed è per questo che ogni anno quella data torna e riaccende il ricordo, riporta alta l’attenzione sulla criminalità organizzata.

Perché no, la mafia non è ancora stata sconfitta: ha cambiato forma, è più subdola. Ed è dovere di ognuno di noi ricordarci che per batterla occorre fare rete, fare squadra. Perché uniti si può vincere. Perché non li avete uccisi, le loro idee camminano sulle nostre gambe.

Non solo i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: gli eroi della legalità sono numerosi. Persone che hanno sacrificato la loro vita per combattere la criminalità organizzata. Tra questi ricordiamo Piersanti Mattarella, assassinato dalla mafia nel 1980 durante il suo mandato da presidente della Regione Sicilia. Ma anche il poliziotto Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo, ucciso da Cosa Nostra nel 1979.

E ancora: il giornalista Mauro De Mauro, rapito nel 1970 e mai più ritrovato, e don Pino Puglisi, che ha dedicato la propria vita ai giovani ed è stato trucidato nel 1993, a 50 anni. Impossibile, infine, dimenticare gli assassini di Peppino Impastato (1978) e del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (1982).

Ma la Giornata Nazionale della Legalità non è “solo” lotta alla mafia. Con il passare del tempo è diventata un momento di incontro e sensibilizzazione che ha assunto un significato sempre più ampio.

Anno dopo anno, accende i riflettori sugli uomini e sulle donne che hanno fatto la storia della giustizia in Italia. Ne esplora la storia, ne racconta l’impatto su più livelli.

Si è tenuti a chiedersi cosa sia la legalità, nel senso più ampio del termine. Cosa significa agire in modo legale? Per liberarci dal veleno della criminalità organizzata bisogna pensare in modo diverso, laterale, trasversale, ed è questo che il 23 maggio dovremmo impegnarci a fare.

Non solo mobilitazione, ma autoanalisi critica e presa di coscienza: come agiamo ogni giorno? Siamo in grado di rispettare le regole di base (non buttare cartacce per terra, non infrangere i divieti neanche per sbaglio, non cedere alle cattive abitudini)?

E, soprattutto: siamo in grado di dare l’esempio, un modello, alle nuove generazioni che non avendo vissuto nel periodo più nero della lotta alla criminalità organizzata possono solo contare sulla storia e sulla concretezza delle nostre azioni?

La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. (Giovanni Falcone).

Post Scriptum. Come ha insistito il mio collaboratore, Nicola Gallo, ” La Legalità sta nel comportamento umano, soprattutto nei confronti di ciò che è illecito, ma non solo, perché all’impegno civico e ad una morale universale che tenda alla equità, fratellanza e libertà, deve corrispondere un logico apporto tanto della magistratura, quanto delle forze dell’ordine affinché si possa combattere non solo la mafia e più genericamente il crimine, ma la Malagiustizia stessa, gestita a volte maldestramente e con pesi e misure totalmente discrezionali, perché la convivenza è armonia, simbiosi sociale, e non prevaricazioni e/o inettitudine”.

Notevole.

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