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succede a CASERTA – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Parma hanno dato esecuzione
ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del
Tribunale di Parma, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di nr. 2
società ubicate a Fontevivo – operanti nel settore dei trasporti su strada con unità locale
anche a Reggio Emilia – e di nr. 5 persone fisiche, tra cui un commercialista con studio a
Parma e un consulente del lavoro con sede a Salerno, ma operante in Parma (entrambi già
coinvolti in precedenti indagini in materia di reati tributari concernenti la creazione di crediti
fiscali inesistenti).

Nell’ambito dell’esecuzione del provvedimento del GIP, sono state effettuate perquisizioni e
sequestri a Parma, Reggio Emilia, Salerno, Caserta, Fidenza, Fontevivo e Collecchio, nei
confronti dei soggetti economici e delle persone fisiche a vario titolo coinvolte nelle indagini.
All’esito delle attività finora svolte sono stati sequestrati beni immobili (quattro ubicati nel
comune di Fidenza e due siti nelle province di Caserta e Salerno), un’autovettura Maserati
e disponibilità finanziarie per un totale di oltre € 580,000,00.

Con il decreto è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e, in
alternativa, per equivalente, di beni mobili, immobili e disponibilità liquide fino alla
concorrenza dell’ammontare complessivo di € 1.100.000,00, pari all’ammontare delle
imposte

Il provvedimento è scaturito da articolate indagini di polizia giudiziaria dirette dalla Procura
della Repubblica di Parma e condotte dai finanzieri della Tenenza di Fidenza che hanno
permesso di ipotizzare la commissione di reati finalizzati all’evasione d’imposta mediante
l’emissione e l’utilizzo di fatture false, l’omesso versamento d’imposta nonché l’impiego di
crediti d’imposta inesistenti, in parte relativi alla formazione del personale finanziata con
risorse del PNRR.

Secondo la ricostruzione investigativa le due imprese, la cui gestione sarebbe riconducibile
di fatto a un’unica persona fisica, avrebbero realizzato un sistema fraudolento mediante la
fittizia assunzione di proprio personale da parte di sei distinte imprese “cartiere” al solo fine
di far ricadere sulle stesse tutti i debiti d’imposta legati sia ai contributi maturati in relazione
alla forza lavoro assunta sia alle imposte sui redditi e all’IVA. Conseguentemente, le sei
società fornitrici di manodopera hanno omesso il versamento di tutte le imposte dovute.
In particolare, le sei imprese cartiere fornitrici presentavano i seguenti elementi comuni:
• sono risultate “scatole vuote” prive di una reale struttura economica e societaria;
• erano formalmente intestate a prestanome privi di esperienza manageriale e di effettivi
poteri decisionali, spesso legati da rapporti di parentela o affinità con il reale
amministratore delle società di trasporto beneficiarie della frode;

Inoltre, i dipendenti delle società cartiere (oltre 300) al di là della formale assunzione in una
società piuttosto che in un’altra, avrebbero lavorato sempre per lo stesso datore di lavoro e
presso la stessa sede delle due società di trasporto, a conferma della unicità del rapporto
di lavoro a prescindere dalla società di volta in volta deputata all’assunzione.

In altri termini -secondo l’ipotesi accusatoria condivisa dal GIP- le due società di trasporto,
mediante l’artificioso trasferimento, in capo a più cartiere, del ruolo di datore di lavoro e dei
connessi obblighi di versamento delle imposte e dei contributi previdenziali ed assistenziali,
avrebbero realizzato un’illecita somministrazione di manodopera che avrebbe loro garantito,
da un lato, l’acquisizione di forza lavoro a costi molto vantaggiosi e, dall’altro, l’indebita
detrazione dell’IVA applicata alle fatture per operazioni soggettivamente inesistenti emesse
dalle società “cartiere” in quanto se la forza lavoro fosse rimasta in capo agli effettivi datori
di lavoro le due imprese di trasporto non avrebbero beneficiato delle citate detrazioni IVA.

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