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Fortis: ripresa dell’economia partirà dall’industria manifatturiera

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epa08114869 An engine is assembled by a worker in the car engine manufacturing factory of Opel in Szentgotthard, Hungary, 09 January 2020. A ceremony marked the official launch of the mass production of three-cylinder turbo petrol engines developed by PSA at this plant as a result of a 38 million euros investment. The engines manufactured here will be built into Opel, Peugeot and Citroen models of the French owned PSA group. EPA/Gyorgy Varga HUNGARY OUT

Redazione 30 Dicembre 2020

Nonostante i progressi nella ricerca dei vaccini, spiega oggi il professor Fortis,lo scenario di evoluzione della pandemia è ancora molto incerto e le previsioni macroeconomiche per il 2021 sono un autentico terno al lotto per tutti: per il mondo, per l’Europa, per l’Italia.

“Ma una cosa è certa. La ripresa dell’economia del nostro Paese dopo il Covid-19 partirà esattamente da dove si era interrotta la fase espansiva 2015-18, cioè dall’industria manifatturiera. E sarà tanto più forte tanto più l’Italia si dimostrerà anche capace di approfittare del Next Generation Eu per ammodernare il suo sistema infrastrutturale e la sua pubblica amministrazione”, chiarisce Fortis.

“L’economia italiana, grazie a una stagione di riforme efficaci,  – sottolinea il professore – era entrata nel rallentamento europeo del 2019 e poi nell’abisso del coronavirus a vele spiegate. Protagonista assoluta: la manifattura”.

In particolare, il bilancio del quadriennio 2015-18, pur frenato dalle incertezze e dagli errori di politica economica della seconda metà del 2018, è stato un quadriennio di crescita record. Dati che, spiega Fortis, “fanno un falò di tutte le considerazioni sulla bassa crescita dell’Italia, sulla debolezza della nostra industria, sul “nanismo” delle nostre imprese e sulla nostra scarsa produttività che ancora circolano pressoché incontrastate e rappresentano il pensiero (sbagliato) dominante”.

“Secondo l’Istat, nel 2015-18 la crescita del valore aggiunto manifatturiero ha toccato il 2,4% medio annuo al Nord Ovest, il 3,4% nel Nord Est, 1’1,8% al Centro e il 2,7% nel Mezzogiorno, contro il +2,3% della Germania, nostro principale concorrente europeo, e il +0,9% della Francia. Dunque, grazie alla riforma del mercato del lavoro, alle decontribuzioni per le assunzioni a tempo indeterminato, all’eliminazione di svariate tasse e balzelli sulle imprese, al super e iper-ammortamento, all’ampliamento della platea delle aziende beneficiarie del credito d’imposta sulla ricerca, al patent boxe a tutto l’insieme di misure per l’Industria 4.0, non solo l’Italia nel suo complesso ma anche le nostre regioni meridionali sono cresciute nell’industria più della Germania”, ricorda il professore.

Ecco perché, in conclusione, Fortis trae una lezione per il futuro: “Proseguire determinati nella linea delle riforme del 2015-18 nel settore privato e nell’Industria 4.0 e usare bene le risorse nel Next Generation Eu per colmare il gap tra economia reale, da un lato, e pubblica amministrazione e sistema Paese, dall’altro lato, specie al Centro-Sud”.

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