‘De amicitia’
“Cosa c’è di più dolce che avere qualcuno con cui parlare così come con se stessi?” Con questa frase tanto profonda si apre il cuore del “De amicitia” (“Sull’amicizia”), dialogo scritto da Marco Tullio Cicerone nel 44 a.C. Il dialogo è ambientato nel 129 a.C., dopo la morte di Scipione l’Africano.
L’opera, il cui titolo completo è ‘Laelius seu De amicitia’, è considerata uno dei capolavori di filosofia del celebre autore. Composta negli ultimi anni di vita, rappresenta l’apice di una lunga riflessione sul tema dell’amicizia, argomento a quale “Cicero” attribuiva un altissimo valore etico.
Nell’opera, il protagonista Lelio, amico del defunto Scipione l’Africano, ripercorre il significato più profondo del legame amicale, andando oltre la semplice utilità reciproca per arrivare a una concezione dell’amicizia come scelta libera e virtuosa tra spiriti affini. Il testo è in contrasto con l’epicureismo, che escludeva ogni intervento divino nella vita umana, proponendo invece una visione dell’amicizia fondata su un principio quasi sacro di benevolenza, riflesso della stessa armonia cosmica.
Ma il ‘De amicitia’ non è solo un trattato teorico. Dietro la figura di Lelio e del suo affetto per Scipione c’è un’eco personale: quella dell’amicizia profonda che legò Cicerone per tutta la vita a Tito Pomponio Attico (sopra, in foto), a cui l’opera è dedicata all’insegna della meditazione filosofica e al contempo tributo umano, letterario e affettivo.
Cicerone batte Seneca e Tacito
Cicerone, che mancava dal 2009 dagli esami di maturità, diventa con questa traccia l’autore di Latino più proposto della storia dal dopoguerra a oggi, con 17 maturità all’attivo, scalzando Seneca fermo a quota 16 e Tacito a quota 5. Lo riporta il portale Skuola.net evidenziando che vista questa relativa ‘scarsità’ di alternative, il toto-esame di Latino dello stesso portale lo incoronava come il favorito della vigilia.
La speranza, per i giovani maturandi, è che non solo abbiano lavorato sfruttando le conoscenze acquisite portando a termine una traduzione ineccepibile, ma che abbiano compreso il contenuto dell’opera, migliorando se stessi.
Cum grano salis.