Il brent guadagna lo 0,51%.
Continua a salire il prezzo del petrolio spinto dagli attacchi Israele-Iran. Era inevitabile che avvenisse l’impennata.
Il wti ad inizio giornata sul Vecchio Continente guadagna lo 0,70% a 73,49 dollari al barile.
Il brent è scambiato a 74,61 dollari al barile, +0,51%. In nottata subito dopo i nuovi attacchi il prezzo dell’oro nero era salito già di oltre l’1%.
Quanta fornitura di petrolio è a rischio?
L’Iran è un produttore di petrolio significativo, con una produzione giornaliera di 3,3 milioni di barili di greggio e un’esportazione di circa 1,7 milioni di barili. In uno scenario di ulteriore escalation, non è troppo difficile immaginare una situazione di interruzione delle forniture da parte di Teheran. L’impatto che gli attacchi israeliani all’Iran avranno sul mercato petrolifero dipenderà da quali asset verranno colpiti tra downstream, midstream e upstream. Un impatto su questi ultimi avrebbe un peso maggiore sul mercato globale, mettendo a rischio fino a 1,7 milioni di barili al giorno di offerta per l’export. Ciò sarebbe sufficiente a far passare il mercato petrolifero da un surplus nella seconda metà di quest’anno a un deficit. Inoltre, provocherebbe alcune revisioni dei prezzi al rialzo piuttosto aggressive. Questo scenario potrebbe vedere il Brent salire a 80 dollari al barile, anche se si ritiene che i prezzi si stabilizzeranno probabilmente intorno ai 75 dollari al barile. Molto dipenderà dalla risposta nell’offerta che vedremo da altri produttori.
Le speculazioni sono inevitabili.
(Fonti: ANSA, quifinanza.it)