Ricordiamo innanzi tutto il contenuto dei quesiti del referendum.
- “Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione”. Questo quesito riguarda il Jobs Act e propone l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti previsti dal contratto a tutele crescenti. Attualmente, nelle imprese con più di 15 dipendenti, un lavoratore licenziato illegittimamente non ha diritto al reintegro. L’abrogazione di questa parte permettere un reintegro dello stesso.
- “Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale”. Questo quesito mira a rimuovere il limite all’indennità per i licenziamenti nelle piccole imprese. Oggi, in caso di licenziamento illegittimo, il risarcimento non può superare le sei mensilità. La sua abrogazione parziale permette di superare le sei mensilità di indennità.
- “Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi”. Il terzo quesito propone di reintrodurre l’obbligo di causale per i contratti di lavoro inferiori a 12 mesi per garantire una maggiore tutela ai lavoratori precari.
- “Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione”. Il quarto quesito, legato alla sicurezza sul lavoro, intende ampliare la responsabilità dell’azienda che commissiona un appalto. Attualmente, questa responsabilità riguarda solo i rischi generici, mentre la proposta mira a includere anche i rischi specifici legati agli incidenti.
- “Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”. Il quinto quesito, infine, riguarda la cittadinanza e propone di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia necessario per presentare la richiesta di cittadinanza.
I seggi sono aperti anche stamani, dalle 7 fino alle 15, nella seconda giornata di voto sui cinque quesiti referendari.
Per la validità dei referendum sarà necessario raggiungere il quorum, con la partecipazione di almeno il 50% +1 degli aventi diritto.
Urne aperte fino alla stessa ora anche nei 13 Comuni, sopra i 15mila abitanti, dove si vota per i ballottaggi e nei 7 Comuni al primo turno in Sardegna.
L’affluenza della prima giornata di voto si aggira attorno al 22%, secondo quanto emerge dai dati del ministero dell’Interno. Il dato è in forte calo rispetto al referendum abrogativo sull’acqua del 2011 – l’ultimo in cui si era votato in due giorni – quando il dato parziale era stato del 41%.
Alle 19 di ieri il dato sull’affluenza si era attestato al 16%. Mentre la rilevazione delle ore 12 aveva fatto segnare il 7,42% di affluenza riferita alle 61.591 sezioni in Italia. Il dato è riferito al primo quesito (Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi – Abrogazione) e, rispetto agli altri quattro, può variare di qualche decimale.
La regione con la più alta percentuale di votanti è l’Emilia Romagna (10,93%), quella con la percentuale più bassa è la Calabria (4,38%).
Le consultazioni sono state promosse da organizzazioni sindacali, in particolare dalla Cgil, e da alcuni movimenti civici, e da +Europa.
I COSTI DEL REFERENDUM
Nella relazione tecnica che accompagna il decreto “Elezioni”, con cui il governo ha introdotto varie misure per lo svolgimento dei referendum e delle elezioni comunali, è stimato un costo per i soli referendum di circa 88 milioni di euro. Il costo di una sezione elettorale è di poco più di mille euro, considerando i compensi per il presidente, il segretario e i tre scrutatori. Le circa 61.500 sezioni presenti in Italia danno così un costo di 63,4 milioni di euro, a cui si aggiungono i costi dei seggi speciali, allestiti per esempio negli ospedali (meno di 300 mila euro). Vanno poi aggiunti circa 24 milioni di euro per l’invio delle cartoline di avviso di voto agli oltre 5 milioni di italiani all’estero che possono votare ai referendum. Sommando queste voci di spesa, si ottengono gli 88 milioni circa citati in precedenza.
(Fonti: AGI, pagellapolitica.it)