Morto 30enne colpito col taser dalla polizia

La vittima si chiama Riccardo Zappone, di San Giovanni Teatino, arrestato in seguito a una lite e colpito dalla pistola elettrica degli agenti.

Il ministro Piantedosi: “Faremo accertamenti”.

Morire a trent’anni, colpito dalla scarica di un taser nel corso di un arresto: sarà l’autopsia a far luce sulle cause di quanto accaduto ad un giovane a Pescara. Sulla vicenda indaga la Procura.

La vittima, Riccardo Zappone, era stato fermato in strada dalla polizia per una rissa. Secondo un comunicato della Procura di Pescara, “aveva opposto resistenza”. Gli agenti hanno utilizzato la pistola elettrica per bloccarlo. Una volta portato nelle camere d’attesa in Questura per formalizzare l’arresto, il trentenne ha accusato un malore.

Zappone è stato prima soccorso sul posto dal 118, poi portato in ospedale per le manovre di rianimazione ma non c’è stato nulla da fare. Sulla vicenda ora indaga la Squadra mobile.

Le dichiarazioni del ministro Piantedosi

“È una tragedia che ci addolora. Esprimo il cordoglio nei confronti dei familiari e della persona. Andranno sviluppati tutti gli accertamenti perché è interesse anche nostro capire se ci sia una correlazione con l’uso del taser qualche minuto prima”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi a proposito del 30enne morto ieri a Pescara dopo un malore: poco prima l’uomo era stato raggiunto dalla scarica di un taser durante il suo arresto.  “Segnalo – ha aggiunto il ministro – che il taser è l’alternativa all’uso di strumenti molto più offensivi come l’arma da fuoco e spesso si rende necessario per i comportamenti che hanno le persone. In questo caso la persona si stava sottraendo alle forze di polizia e stava dando in escandescenza con atteggiamenti pericolosi per sè stesso, per gli operatori e per la gente che era presente sul posto”.

Il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite (sopra, in foto) sostiene che il taser provoca un dolore estremo e costituisca quindi una forma di tortura che in alcuni casi può causare la morte, come dimostrato da alcuni casi reali.

Anche Amnesty International in un rapporto del 2003ha definito questi dispositivi “pistole stordenti ad alta tensione associabili all’elettroshock”, cheaprono la strada ad abusi e torture . che l’associazione ha riscontrato in diversi penitenziari americani.

Nella documentazione si analizzano diverse morti “sospette”, spesso registrate con diciture diverse, ma associabili all’uso dei taser.

 

(Fonti: Today.it, il Messaggero)

Da Nicola Gallo

Partenopeo, diploma di Maturità Classica (Lic.Stat. G.B.Vico), Laurea in Scienze Politiche conseguita presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Frequentazione parziale di Belle Arti. "Per aspera ad Astra, ad Astra ad Infinitum". Informare è un dovere, è un diritto. Informare ed essere informati, per il bene di tutti.