Davide Fontana (sotto, in foto) , il bancario di 45 anni reo confesso dell’omicidio della ex fidanzata Carol Maltesi commesso l’11 gennaio 2022 a Rescaldina, nel Milanese, è stato condanno all’ergastolo nel processo di secondo grado bis. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Milano, riconoscendogli l’aggravante della premeditazione.
La Corte di Cassazione aveva annullato parzialmente la sentenza d’appello ordinando nel settembre del 2024 per valutare la sussistenza o meno della circostanza aggravante della premeditazione dell’omicidio. All’epoca i giudici avevano confermato la responsabilità di Fontana come l’omicida della ventiseienne alla quale diede 13 martellate e una coltellata alla gola con la donna legata, imbavagliata con lo scotch e incappucciata, mentre i due filmavano un video a sfondo sessuale che lui stesso le aveva commissionato attraverso un finto profilo social – come faceva da mesi – per venderlo su Only Fans.
Dopo il delitto Fontana aveva fatto a pezzi il corpo tenendo i resti nel congelatore a pozzetto, procuratosi tramite Amazon, e infine gettandoli in quattro sacchi di plastica da un dirupo a Paline di Borno, in provincia di Brescia.
Nonostante lo smembramento e le bruciature volontarie il corpo fu riconosciuto grazie ad alcuni tatuaggi che la donna aveva.
Il 21 febbraio 2024 la Corte di assise di appello di Milano, presieduta dalla giudice Ivana Caputo, aveva riformato la sentenza di primo grado della Corte d’assise di Busto Arsizio che il 12 giugno 2023 lo aveva condannato a 30 anni per omicidio volontario aggravato, soppressione e occultamento di cadavere escludendo però le aggravanti della crudeltà, dei motivi abbietti e della premeditazione, evitandogli l’ergastolo. I giudici di secondo grado avevano riconosciuto le aggravanti della premeditazione e della crudeltà e le avevano ritenute prevalenti alle circostanze attenuanti generiche infliggendo al quarantacinquenne la massima pena.
Fontana, si legge nelle 95 pagine di motivazioni, portò avanti la “cinica estensione di uno studiato ‘contrappasso'”, con un “ultimo, osceno, ‘set cinematografico’, un’ultima uscita di scena simbolicamente punitiva per avere la vittima cercato nella carriera di attrice-porno la sua indipendenza, economica e personale”.
Donna Vita Libertà.
(Fonti: La Stampa, Il Fatto Quotidiano)