Sono passati 80 anni da quando gli Alleati sbarcarono a Omaha beach, in Normandia(Francia).
Migliaia furono i morti in quel primo giorno. Una ecatombe, in nome della Libertà. Un sacrificio che ha salvato milioni di civili, in una guerra senza senso( come tutte le guerre) che ha visto il mondo cambiare radicalmente. L’Europa cambiò di certo, dopo essere stata martoriata dalla piaga del nazismo divenne il centro degli interessi dell’equilibrio tra i due blocchi, quello occidentale e quello sovietico.
Oggi si celebrano 80 anni da quella fatidica data.
Questa volta la Russia non sarà presente alla celebrazione. Ottanta anni dopo lo sbarco alleato in Normandia, la guerra è tornata in Europa e la situazione internazionale si ripercuote sulla cerimonia che si svolgerà oggi a Omaha Beach. A ricordare il D-Day che – il 6 giugno 1944 – diede inizio alla liberazione del Continente dall’occupazione nazista, sarà presente, invece, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che siederà al fianco di Emmanuel Macron. Insieme a loro ci saranno, tra gli altri, il presidente Usa Joe Biden, quello canadese Justin Trudeau, re Carlo III del Regno Unito, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, il presidente polacco Andrzej Duda, il ceco Petr Pavel, il re Filippo del Belgio, Federico X sovrano di Danimarca e Guglielmo Alessandro re di Olanda.
Putin non è stato invitato, ovviamente. Non avrebbe mai potuto stare a pochi metri da Zelensky.
Anche oggi si torna a parlare di armi. I leader occidentali ragionano infatti della possibilità di autorizzare Kiev a utilizzare i missili che le consentano di colpire alcuni obiettivi sul territorio russo, come le basi militari da cui partono gli attacchi. Macron ha fatto da “scout apripista”, con i carri armati inviati a gennaio, ma adesso anche Biden e Scholz hanno detto sì alla richiesta di aiuto arrivata da Zelensky e la cerimonia in Normandia sarà l’occasione per un faccia a faccia del presidente ucraino sia con l’omologo Usa che con quello francese. Parlando a bordo dell’Air Force One, il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha detto che Biden parlerà dei “pericoli dell’isolazionismo” e di quanto sia importante combattere i dittatori, altrimenti questi “andranno avanti” facendo pagare “all’America e al mondo un prezzo più alto”. A 80 anni dal D-Day, ha proseguito Sullivan, “vediamo dittatori che tentano ancora una volta di sfidare l’ordine, tentando di marciare in Europa”. Per questo “le nazioni amanti della libertà devono mobilitarsi per opporsi a ciò, come abbiamo fatto noi” ottanta anni fa.
Sono oltre 200 i veterani rimasti
Oltre 200 i veterani americani, inglesi, canadesi e francesi, ultimi testimoni sopravvissuti di quel giorno. “Uomini di pace che vanno in guerra”, li aveva definiti ottanta anni fa la Bbc, commentando lo sbarco. “Benvenuti in Francia, eroi” li ha accolti Macron.
I grandi del mondo stanno seguendo pericolosamente la dottrina cesariana del “Si vis pacem, para bellum”( se vuoi la pace, preparati alla guerra); ma sbagliano. La PACE deve essere universale, deve essere un punto di unione tra i popoli, sorpassando tutte le differenze, i torti, gli sbagli già fatti.
Il D-Day dovrebbe essere occasione di ragionamento su quello che è stato. Orribile. Uomini fatti a pezzi, allora come oggi.