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50 anni di divorzi

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Cinquant’anni dopo ci vogliono (solo) sei mesi per dichiarare terminato un amore. Nel 1974 si dovevano aspettare sette anni di separazione perché un giudice dicesse: sì, siete liberi, il vostro matrimonio è “sciolto”. Un tempo infinito, un purgatorio di vita che sarebbe dovuto servire, per la morale colpevolista dell’epoca, a ripensarci, a pentirsi, a fare ammenda. Non accadeva naturalmente, non accade oggi, ma basterebbero questi numeri per raccontare quanto è cambiato il divorzio in Italia. A mezzo secolo esatto dal referendum che il 12 e 13 maggio del 1974, con una marea di No all’abrogazione della legge approvata il primo dicembre del 1970, confermò il diritto delle coppie di lasciarsi non più clandestinamente al capolinea di un matrimonio, allo spegnersi di un sentimento.

Decadi fa(5) stracciando con una vittoria del 59,3% dei voti il referendum voluto dalla Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani (insieme ai missini di Almirante) l’Italia iniziava a diventare finalmente un paese laico e moderno. Era anche allora primavera, c’era la crisi del petrolio, Nada, giovanissima, nel 1969 aveva vinto Sanremo cantando Ma che freddo faRiccardo Cocciante nel 1974 scriveva Bella senz’anima, ma quattordici giorni dopo la vittoria del No, le bombe dei neofascisti di Ordine Nuovo a Piazza della Loggia lasciano seminano otto morti e meno di tre mesi dopo, il 4 agosto, i morti della strage dell’Italicus diventano dodici.

“I cattolici evocavano scenari apocalittici sostenendo che il divorzio avrebbe sfasciato la famiglia italiana. La Storia e i numeri ci hanno dimostrato che questo non è avvenuto, la famiglia è cambiata perché è cambiata la società, ma ancora oggi restiamo uno dei paesi europei con il più basso numero di divorzi e separazioni” ricorda Alessandra De Rose, ordinaria di Demografia alla Sapienza di Roma. Celeberrima e per certi profetica la frase epitaffio di Fanfani nel 1974, il 26 aprile, a Caltanissetta: «Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l’aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva».

Tutto quello che Fanfani minacciava si è trasformato in diritti civili, l’aborto è legale anche se sotto attacco, nel 2016 è stata approvata la legge sulle unioni per coppie dello stesso sesso e naturalmente ognuno può scappare con chi vuole. “Non si è verificata, invece, la valanga di divorzi e separazioni che tutti si aspettavano, i divorzi sono “esplosi” soltanto nel 1987 quando la legge è stata riformata e gli anni di separazione sono stati ridotti da cinque a tre. Non vuol dire che le coppie in Italia siano più salde che altrove, ma semplicemente che l’instabilità coniugale è assai più sommersa di quanto certifichino i dati”, riflette Alessandra De Rose. “Sia per motivi economici che tuttora ideologici molte coppie si separano di fatto senza arrivare nemmeno in tribunale. Oggi il vero cambiamento è rappresentato dal drastico calo di matrimoni e dalla scelta massificata di convivenze”.

Nel 1972 si celebrarono 419mila matrimoni, precipitati a 189.140 nel 2022 e di questi il 56,4 per cento con rito civile. Sono invece triplicate le convivenze, quelle censite erano 440mila nel 2000, sono ormai oltre un milione e mezzo. Con la lente della Storia dunque, al di là della rivoluzione sociale che il divorzio ha rappresentato nella vita delle coppie e soprattutto delle donne, l’Italia resta uno strano paese, ideologicamente familista, dove ci si sposa con moderazione, si divorzia non troppo, si convive sempre di più e si fanno pochissimi figli. Leggendo i dati Eurostat del 2019, le nazioni dove si divorzia di meno ogni mille abitanti sono Malta e Irlanda (0,7 per mille), seguite dalla Slovenia (1,2) e dall’Italia (1.4).

Ma chiedetevi, è migliorata l’Italia da allora ad oggi?

Le famiglie ormai sono “allargate”, “arcobaleno”, “monogender”. Siamo pronti con gli extraterrestri per creare famiglie intergalattiche, famiglie alienate, pardon, aliene.

(Fonte:La Repubblica)

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