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Giro di vite sui comuni sciolti per infiltrazioni mafiose

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Giro di vite sui comuni sciolti per infiltrazioni mafiose in caso di recidiva. Qualora, dopo un commissariamento, ne faccia seguito un altro nell’arco temporale di un quinquennio, la durata dello scioglimento salirà dagli attuali 18 mesi a 30 mesi se la consiliatura in carica al momento dello scioglimento ha avuto una durata superiore alla metà del quinquennio.

I componenti delle commissioni prefettizie potranno essere rappresentati e difesi in giudizio da parte dell’Avvocatura dello Stato.

Le gestioni commissariali saranno tenute a predisporre, al pari dei sindaci, una relazione di inizio e una di conclusione della gestione. Il tutto con evidenti finalità di trasparenza, monitoraggio e verifica dei risultati della stessa.

Sono le novità che lo schema di disegno di legge delega per la riforma del Testo unico sugli enti locali porterà con sé in materia di commissariamento dei comuni a rischio di infiltrazioni mafiose.

Il provvedimento potrebbe approdare in consiglio dei ministri nella settimana dal 18 al 22 luglio. Sarà tutto più chiaro la prossima settimana, quando, probabilmente tra lunedì e martedì, avrà luogo al Viminale una riunione prodromica all’approdo del testo in cdm).

Sui commissariamenti l’obiettivi del testo è chiaro: “evitare un pregiudizio grave e imminente alla collettività qualora non siano emersi elementi sintomatici idonei allo scioglimento del consiglio comunale e provinciale ma risultano gravi e reiterate disfunzionalità nell’erogazione dei servizi pubblici”. Di qui un pacchetto di misure che si estendono anche allo scioglimento delle aziende sanitarie e ospedaliere, anch’esse soggette a commissariamento, come stabilisce l’articolo 146 del Tuel, ma con modalità, prevede il ddl delega, idonee a garantire il mantenimento delle funzionalità e la prevenzione dalle infiltrazioni mafiose. Le novità in arrivo sono state annunciate ieri dal sottosegretario al ministero dell’interno Ivan Scalfarotto in audizione dinanzi al commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie. Il sottosegretario ha evidenziato come dal 1991 (anno di entrata in vigore del decreto legge 164 che ha introdotto nel nostro ordinamento la possibilità di sciogliere un consiglio comunale o provinciale in caso di collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata) siano stati 371 i provvedimenti di scioglimento adottati dal presidente della repubblica su proposta del ministro dell’interno, per un totale di 277 comuni coinvolti, visto che per 73 enti si è registrato più di un commissariamento. A questi si aggiungono 7 tra aziende ospedaliere e Asl. In pratica una media di 12 scioglimenti all’anno. Dati che, secondo Scalfarotto, sono “fonte di preoccupazione e pongono degli interrogativi” soprattutto per quanto riguarda i casi di recidiva. “La sospensione della rappresentanza è una misura estremamente dura ed impattante sulla comunità locale.  Che ciò possa avvenire più volte a distanza di breve tempo denota che il territorio infiltrato non è stato in grado di liberarsi completamente dai condizionamenti delle mafie” ha concluso.

Fonte: ItaliaOggi

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