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NUCLEARE IN ITALIA?Non sia mai detto!

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E’ sempre la stessa storia, mossa dal bigottismo degli ambientalisti radical chic: il nucleare? Ma siete pazzi?

Mentre intanto l’Italia e il mondo cadono a pezzi per i danni ambientali, che non,non sono stati provocati dal nucleare.

Bloccato in Italia dal referendum (1987) voluto da Claudio Martelli, in un momento di regressione politica e dal referendum del 2011, vinto appunto dai «No», il nucleare ha un andamento carsico che lo fa di tanto in tanto riapparire come la soluzione dei nostri gravi problemi energetici.

E’ tipo una palla al piede,ecco, da smaltire.

Ora, è bastato che il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, uno scienziato -direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (voluto a suo tempo da Giulio Tremonti, ministro dell’economia)-, constatasse, per inciso, come il nucleare sia in gran sviluppo in paesi che intendono abbandonare le energie fossili (n.1 la Cina) e presenti indiscutibili vantaggi in termini di riduzione dei carichi inquinanti mediante le cosiddette energie pulite, per scatenare le ire politiche ed ideologiche,dei primi urlatori seriali della storia: Conte e i suoi discepoli.

Sulla questione, Cingolani si è così espresso: “si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia, non è matura, ma è prossima a essere matura. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia”.

Il ministro ha poi aggiunto che non bisogna farne una questione ideologica: “Nell’ interesse dei nostri figli è vietato ideologizzare qualsiasi tipo di tecnologia. Stiamo ai numeri, quando saranno disponibili prenderemo le decisioni”.

Queste parole che hanno sollevato un acceso dibattito e le proteste dei 5 stelle, con Giuseppe Conte che ha chiesto un incontro il 14 settembre prossimo al ministro per un chiarimento. 

In Italia, com’è noto, quando si parla di nucleare il dibattito si accende. Per quanto riguarda la fusione nucleare, ricorda il direttore di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio in un intervento sul Manifesto, ”è ancora allo stadio di ricerca e per la Commissione Europea, che finanzia il progetto Iter, non ci si aspetta alcuna produzione commerciale prima del 2050″, mentre per quanto riguarda i mini-reattori, “per decenni si è cercato di tagliare i costi del nucleare alzando la potenza dei reattori, che si riesca miniaturizzandoli appare un nonsense”.

Per Greenpeace, lo sviluppo di impianti di terza generazione a fissione sta già subendo ritardi e intoppi, ragione per cui appare attualmente azzardato discutere di quarta generazione, soprattutto in Italia dove in seguito ai referendum per l’abbandono del nucleare, la filiera è stata gradualmente smantellata. 

Non è matura questa tecnologia oggi, e probabilmente è prematuro parlarne, ma stigmatizzare, no, non è accettabile!

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